----- Original Message -----
From: rrrrrrr@sssssss
To: b.caudana@ieee.org
Sent: Thursday, March 06, 2003 11:01 AM
Subject:
Ho letto con grande interesse le sue considerazioni su "Perché si fa una guerra".
Concordo in tutto ed in alcuni punti alla lettera.
Offro i seguenti commenti ad alcuni suoi passaggi.
1. La tendenza alla formazione di gruppi dominanti è continua. Una democrazia può sopravvivere solo se si dota di procedure per verificare, continuamente, che tali gruppi non esercitino un potere non tollerabile. Quindi non mi pare che la preoccupazione debba riguardare in particolare eventuali gruppi che si occupino del controllo degli impianti di arricchimento dell'uranio e dell'inventario di plutonio. Per la bomba a fusione il problema richiede un po' più di attenzione. Sono attività di controllo molto banali e semplici. La preoccupazione deve essere costante e deve essere a 360 gradi. Quindi si può tranquillamente intraprendere la strada del nucleare. All'esatto opposto, riconosciuta l'esigenza di una tale verifica continua per il nucleare, tale procedura, oggi non in atto, potrebbe essere applicata appunto a 360 gradi con benefici per tutti.
2. La fusione nucleare controllata è stata ormai ottenuta da decenni. Il problema è che lo si sa fare solo immettendo più energia di quanta non si riesca ad ottenerne in dietro.
3. La povertà che si registra in molti paesi non è né una cosa spontanea né dovuta agli interessi dell'occidente. La povertà viene imposta dai capataz locali per il controllo della società. In questo trovano la collaborazione di alcuni gruppi occidentali i quali perseguono i propri, per altri versi legittimi, interessi. Se tali società venissero liberate dall'influenza di tali capataz locali il miglioramento della qualità della vita sarebbe automatico. Con le attuali tecnologie si può avere un drastico aumento della qualità della vita a costi irrisori. E' necessario però che venga contrastata l'azione dei capatz locali che hanno invece bisogno, per esercitare il loro potere, di condizioni visibili di povertà. Tali capataz locali sono anche in azione in molte società occidentali. Una delle forme con cui cercano di comprimere le libertà è di cercare di dimostrare che il presente sviluppo e livello di vita non è sostenibile. Finchè costoro non verranno riconosciuti come tali la strada sarà in salita. Costoro sanno bene che nel processo di tendere alla propria felicità si è liberi.
----- Original Message -----
From: "Bruno CAUDANA"
To: rrrrrrr@sssssss
Subject: Re:
Date: 07 March 2003 01:50
[...]
Riguardo ai punti 1 e 3 invece, a mio parere, la cosa è maledettamente più complicata, temo. Quando mi riferisco alla difficoltà di ottenere la costituzione di una casta di controllo del nucleare civile, non mi riferisco alla difficoltà tecnica dei controlli da fare. Mi riferisco alla costituzione dell'autorità e della forza (chiamiamola etico-politica) per farlo, e al mantenimento della sua integrità nel tempo ovunque.
La cosa sarebbe semplice se l'etica avesse consistenza e fosse una. Se tutti fossero come me e lei, con una storia formativa, penso, abbastanza omogenea e disposti a concordare di accettare indefinitamente nel tempo il tabù di non contrastare quei controlli, la cosa sarebbe semplice. Ma non è così. La storia sta lì a dimostrarlo. Ragioni per ammazzarsi se ne sono sempre trovate. Sono tutte ottime ragioni etiche per la difesa di un 'bene comune' (di un gruppo più o meno allargato), se proviamo a guardarle con disincanto. Quelle più isolate e limitate vengono liquidate come devianze e perversioni. Le altre producono guerre, guerriglie, ecc., con una forte radice religiosa.
In breve, bisogna condividere un sistema di valori. Il guaio è che c'è un sistema di valori più o meno diverso per ciascuno; in più varia nel tempo. Quel che poi è peggio, è che pure la storia naturale degli organismi viventi, e non solo la storia umana, sta lì a dimostrare l'inconsistenza dell'etica e la prevalenza della forza. La cosa difficile da capire in anticipo è dove sta la forza.
La mia e sua disponibilità ad accettare quel tabù è frutto di un 'calcolo' etico che fa riferimento a concetti che hanno origine nell'utilitarismo di Jeremy Bentham e John Stuart Mill. La ricerca della felicità, il calcolo costi/benebici o, meglio, e la massimizzazione dell'utilità globale come somma delle utilità individuali è una scelta arbitraria di razionalità etica. Perché la somma e non una somma ponderale o un'altra funzione? Perché l'utilità di tutti e non di un gruppo? Perché il gruppo degli umani e non quello di umani e scimpanzé? Per di più questo calcolo non ha nemmeno la benedizione di Dio. Cristiani e Islamici, se capiscono quello che dicono di professare, e io penso che lo capiscano, già non sarebbero disponibili ad accettare il nostro criterio di ragionevolezza, se non in forma tattica e subordinata alla parola di Dio. La richiesta di sottomissione della ricerca scientifica a valutazioni bioetiche lo dimostra. Che poi non sia sempre chiaro cosa Dio dice agli uomini è un'altra questione. La cosa è nettamente evidente nelle questioni bioetiche. Pensi alla questione del prelievo di cellule staminali da embrioni in soprannumero. Nel caso del nucleare civile forse i termini sarebbero più smorzati, ma mica tanto. Questo fa già un buon 2.5 miliardi di individui che non è detto reagiscano in modo conforme a quanto ci si aspetterebbe secondo una razionalità utilitaritica.
Se la nozione di 'bene' avesse la stessa consistenza della nozione di 'forza di gravità' si troverebbe facilmente una via indiscutibile. Anzi non ci accorgeremmo neppure di stare praticando il 'bene'. Se invece non c'è una cogenza assoluta ad 'agire bene' (cioè c'è margine fisico di libertà d'azione), resta solo il confronto instabile delle forze prodotte dai 'voleri', che possono evolvere verso contrapposizioni.
Motivi perché sorgano contrapposizioni sono ovunque. I limiti delle risorse non toccano solo l'energia. I mercati che si saturano sono un esempio di risorsa limitata (se compro da uno, non compro da un altro). Il tempo a disposizione di ognuno, un altro esempio (se faccio una cosa, non ne faccio un'altra). Lei stesso parla di interessi, per alcuni versi, legittimi che fomentano la nascita e fanno prosperare capataz di varia natura.
Sottovalutare l'onestà intellettuale degli attentatori suicidi e denigrare quegli atti come fanatismo irragionevole può essere consolante, ma può essere molto pericoloso. In ogni caso è un fatto che indica seri problemi nella affidabilità dei ragionamenti etici.
Ci sono varie forme di possibile degenerazione del patto sociale vincolante ad una gestione 'buona' del nucleare civile. Una è quella della disgregazione dei patteggianti in due o, peggio, più gruppi di peso analogo o anche abbastanza diverso (minaccia asimmetrica), motivata da non banali capricci. Un'altra è quella di 'addormentamenti burocratici', in buona o cattiva fede, che potrebbero favorire rapacità varie (e non banali) nella costruzione e gestione di tutto il processo di produzione e controllo del nucleare civile. Un'altra ancora può essere il processo di oblio dei motivi del patto, con conseguente caduta di tensione intellettuale. Un'altra ancora può essere l'evoluzione in casta isolata dei gestori del processo, una sorta di clero, che può diventare oggetto di rovesciamento popolare.
Nel mio girovagare intellettuale sono arrivato a concludere che i ragionamenti etici sono totalmente inaffidabili. Sono strutturalmente inaffidabili per la radice fisico-biologica della nostra esistenza. E ci sono arrivato cercando di rimanere coerente con quello che ho capito dei risultati del pensiero scientifico moderno, includendo in esso quel gigante di Darwin e tutta la biologia da allora. (Le allego alcune mie recenti riflessioni/arrabbiature [1, 2, 3 ], per chiarire meglio cosa intendo per inaffidabilità dei ragionamenti etici).
Per 'ragionamento etico' intendo ogni ragionamento che presuma di generalizzare da 'desidero/preferisco fare' a 'è bene fare'. In questo includo anche i metodi statistici che caratterizzano le democrazie ispirate o meno al pensiero utilitaristico, con i quali si gestiscono con difficoltà proprio questioni come quella del nucleare civile. Inoltre i metodi democratici non sono molto diversi dal periodico rovesciamento tribale del re o del tiranno, che così tanto ci scandalizza, se proviamo a meditare bene.
Contrariamente al pensare diffuso, io non temo la tecnologia e la scienza. Io temo l'etica. Ogni ragionamento etico dovrebbe portare un bel bollino giallo con teschio annesso e la scritta: "!!! TRATTASI DI RAGIONAMENTO ETICO. PERICOLO DI MORTE !!!"
Mi dispiace di essermi dilungato in questioni che possono sembrare cavillose, ma, a mio parere, non lo sono, e sono la radice di gravi pericoli, tanto più gravi quanto più si manovrano strumenti potenti.
[...]
Send this page to a friend HOME