Il rapporto tra cristianesimo e modernità tende ad essere impossibile per molte ragioni, ma due sono fondamentali. Esse rendono mutuamente esclusive la dottrina cristiana e la modernità, intesa come esercizio critico del pensiero su come le cose sono, che il pensiero scopre da sé mediante continui "lavori in corso" e non come riflesso di una rivelazione divina.
La prima è la relazione di dipendenza che intercorre tra materia e logos.
La dottrina cristiana fa dipendere la materia dal logos ("in principio fu il Verbo...", l'incarnazione del logos, il Figlio di Dio che si fa vero uomo, la dottrina della creazione e della rivelazione, ecc.). Il card. Ratzinger, ora papa Benedetto XVI, ribadisce ciò rilevando l'insidia per il cristianesimo che verrebbe dall'inversione di tale relazione fatta dalla modernità [M. Pera, J. Ratzinger, Senza radici, Mondadori, p. 115]. La dottrina cristiana eredita acriticamente il primato del logos sulla materia da una istanza controversa della ricerca filosofica greca in tal senso.
La modernità mostra invece, in modo sempre più inequivoco, che il logos (la facoltà di pensare, di fare astrazione ed eventualmente anche di pensare Dio) si genera dalla materia per evoluzione darwiniana. Per materia si intende, ovviamente, quella entità descritta dalla nozione di massa/energia formulata dalla fisica del '900. Essa, nei dintorni della terra e altrove a questo stadio evolutivo dell'universo fisico conosciuto, assume la forma degli elementi chimici noti, le cui regolarità si manifestano all'esercizio critico del pensiero moderno. Complesse interazioni di questi elementi producono gli organismi viventi. Strumenti conoscitvi elaborati dalla modernità (fisica, chimica, genetica molecolare, biologia evoluzionistica, etologia, neurobiologia, informatica, controllistica e ingegneria) ci stanno mostrando, con sempre maggior dettaglio, come questa complessa realtà si produce, funziona e fisicamente produce regolazione, emozioni e pensiero.
La seconda è il modo con cui si produce conoscenza.
La dottrina cristiana fa dipendere la costituzione della Ratio (e della conoscenza) dalla Fides, secondo lo schema di Tommaso d'Aquino che non può essere né superato né emendato, pena l'autodistruzione concettuale dei fondamenti del cristianesimo razionale. La fede è la regola del corretto procedere della ragione. La verità di ragione non può mai essere in contrasto con la verità rivelata. Se appare un contrasto tra verità di ragione e verità di fede, è segno che la verità razionale non è tale. Rispetto a quella sistemazione sono possibili solo cosmesi retoriche.
La modernità invece fa nascere la conoscenza dall'osservazione critica dei fenomeni, e in caso di discordanza tra osservazione e teoria, in ultima istanza cambia la teoria per rendere ragione delle osservazioni. Lo fa attraverso procedure pubbliche, critiche, ripercorribili, intersoggettive e tendenzialmente provvisorie. Con questo affina la potenza esplicativa e previsiva, e, soprattutto, confina la validità delle teorie. A tutti piacerebbe possedere la verità unica e definitiva, come la dottrina del cristianesimo razionale promette di avere. Ma auspicare di averla tramite lucida fede, non significa averla per ragione, come l'uso stesso della ragione suggerisce e come l'esistenza di molteplici lucide fedi incompatibili tra loro fa sospettare. L'attuale insolubile diatriba sulle questioni bio-etiche e tecno-etiche (e più in generale ogni riflessione etica) riflette questa incompatibilità costitutiva tra dottrina cristiana e modernità.
Sul perché si sia evolutivamente formata e radicata la credenza della dipendenza della materia dal logos (istanza presente non solo nel cristianesimo, ma anche nelle altre concezioni animiste più o meno raffinate) si può intravvedere la seguente spiegazione. Una creduta dipendenza della materia dal logos, un primato del logos, consente la formulazione di un'etica normativa utile a dare fondamento alle leggi della polis: serve a creare valori e voleri condivisi da una comunità. Se il logos è uno e norma il comportamento della materia, allora anche le norme della comunità possono presumere di avere la stessa cogenza e verità delle regolarità della materia. In questo modo i fautori della priorità del logos presumono di sottrarsi all'arbitrio dei voleri eventualmente in conflitto.
Ma dal punto di vista della modernità, far dipendere la materia dal logos per Fides, adottare la priorità del logos per Fides, è un atto di volere altrettanto arbitrario quanto un altro. Può apparire essere arbitrario anche il contrario: voler adottare la priorità della materia. Ma la priorità del logos produce molte contraddizioni nel mondo fisico tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere. Cosa che non succede nel caso contrario, perché il limite non è il dover essere come sottoinsieme lecito, dettato dal logos, di ciò che la materia consente. Ma si accetta, anzi si adotta come pratica conoscitiva, l'adeguamento del logos a ciò che la materia consente. Il dover essere sparisce come assoluto. Sparisce il concetto di liceità. Restano solo i vari voler essere in eventuale conflitto tra loro. Ciò può piacere o meno a qualcuno, ma è cosa che non si può evitare; e non può evitarla neppure chi affermi la priorità del logos. La si può solo ostacolare con l'esercizio di un altro volere.
Per tentare di superare i contrasti tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere secondo la dottrina della priorità logos, il cristianesimo elabora un sofisticato apparato metafisico i cui cardini sono essenzialmente: la nozione di Libero Arbitrio, per mantenere un minimo di coerenza logica a fronte della contraddizione tra onnipotenza di Dio e violazione del dover essere normato da Dio, in ultima istanza; la dottrina dell'esistenza del Bene e del Male oggettivi (prodotta probabilmente per disinvolta astrazione della sensazione soggettiva di bene e male, di piacere e dispiacere); la nozione di Peccato come azione tendente a compiere il Male; la nozione di Pedono per non far rimanere la comunità vuota di membri; la nozione di Giudizio Universale praticato in un Aldilà inverificabile per definizione che pareggerà i conti in sospeso e la nozione di Vita Eterna che remunererà i torti subiti nell'Aldiquà.
Tutto ciò permette di dare una fondazione miracolosa all'emergere della sovranità che altrimenti emergerebbe dal nulla in modo tendenzialmente arbitrario, cosa che Carl Schmitt analizza secondo logica in modo definitivo nel suo "Teologia politica" e altri scritti. La generazione del logos per evoluzione della materia invece impedisce tale fondazione, per definizione. Infatti la materia può sempre far evolvere un logos diverso che rimanga compatibile con le regolarità della materia, sancendo la tendenziale arbitrarietà della costituzione della sovranità. Ed è ciò che constatiamo, se adottiamo la prospettiva conoscitiva della modernità e guardiamo la storia e la biodiversità in quest'ottica.
L'incongruenza della dottrina cristiana con la realtà, costringe quella dottrina sul piano etico e politico oggettivo a ribadire precetti che vengono necessariamente disattesi nei comportamenti praticati nel mondo fisico dove valgono le leggi fisiche, e poi eventualmente quelle della comunità. Prima tra tutte la termodinamica, che sancisce l'impossibilità del moto perpetuo e la degradazione entropica dei sistemi chiusi. Ad esempio impedisce la moltiplicazione dei pani e dei pesci, prototipo di tutte le macchine a moto perpetuo tentate soprattutto in economia. L'incongruenza dei comportamenti nel mondo fisico rispetto ai precetti dottrinali ritenuti veri è solo un riflesso della incongruenza fondamentale della dottrina cristiana col mondo fisico tratteggiato dalla modernità.
La cosa sembrerebbe porre problemi solo a chi adotti una prospettiva cristiana (come nel caso della morale sessuale: sono problemi del cristiano decidere se rispettare o meno quella dottrina morale). Ma non è così quando cristiani legiferano per non cristiani e viceversa. Il conflitto non può essere evitato o eluso soprattutto in questioni dove non siano possibili soluzioni contrattualistiche, come nel caso dei problemi legati alla disponibilità dell'embrione umano, nel caso della conduzione e composizione dei conflitti violenti, ecc.
La scienza moderna è al culmine di un processo conoscitivo durato alcuni secoli che impone, a chi resti convinto della verità cristiana, la convivenza con una fondamentale schizofrenia: da una parte il mondo del dover essere delle norme etiche cristiane derivate dalle scritture, dall'altra quello delle regolarità della materia, tendenzialmente incompatibili con i precetti del dover essere cristiano. Ricordo che le conoscenze acquisite difficilmente si possono disinventare. Chissà, forse questo è davvero il penultimo Papa, secondo la profezia di Malachia. O forse no. Ma le questioni elencate sopra stanno lì come un macigno inaggirabile.
Altre argomentazioni:
http://www.adaptive.it/ph/embrio.htm
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