Se l'etica individua un sottoinsieme di comportamenti (detti leciti) tra quelli fisicamente possibili, allora tale delimitazione non può essere conseguenza di vincoli fisici.
[N.B: La graduazione assoluta (es: "A è meglio di B") può sempre essere riformulata in termini di liceità come segue: "È lecito assumere A come meglio di B se A è meglio di B, illecito il contrario"].
Infatti, se il sottoinsieme dei comportamenti leciti fosse soltanto conseguenza di vincoli fisici esso coinciderebbe con ciò che è fisicamente possibile e non con un suo sottoinsieme, cosa che renderebbe superflua la premessa e quindi la elaborazione di un'etica che identifichi un sottoinsieme lecito di comportamenti tra quelli fisicamente possibili.
Ciò che è fisicamente possibile non è completamente noto in anticipo, ma è il frutto di operazioni di scoperta, fatte di interazioni fisiche. Tuttavia ciò che è fisicamente accertato appartiene per ciò stesso al dominio del fisicamente possibile. Ad esempio: la clonazione di un mammifero viene a far parte delle cose fisicamente possibili a partire da quando viene fatta almeno la prima volta, anche se precedentemente era creduta fisicamente impossibile.
Il nodo è il seguente:
se qualcuno dice che una cosa non si deve fare, ma può essere fisicamente fatta, allora quell'enunciato imperativo non è conseguenza di vincoli fisici.
Il che è una banalità, ma giova ricordarlo, perché sovente si dimentica. Soprattutto quando si discute di etica e diritti.
Se perciò l'individuazione del sottoinsieme lecito di comportamenti è subordinato a criteri al di fuori dei vincoli fisici, allora, per conseguenza, quei criteri non sono esperibili fisicamente. Se non sono esperibili, allora dipendono dal VOLERE che essi agiscano come vincoli in aggiunta ai vincoli fisici. Cioè dipendono dall'arbitrio del VOLERE di chi vuole che essi agiscano. Di qui la pluralità delle concezioni etiche: sono conseguenza della arbitrarietà della assunzione di vincoli meta-fisici.
In altre parole: la fondazione di imperativi (che non siano semplicemente imperativi ipotetici, cioè già per definizione soggetti al volere) è SEMPRE un arbitrio del volere e non un vincolo della natura (physis).
Ogni etica normativa è soggetta alle condizioni logiche qui esposte.
Commento al concetto di ETICA qui adottato
Il concetto di ETICA qui adottato può essere opinabile, ma mi pare quello più neutro, nonché quello che ingloba ciò che normalmente si chiede alla riflessione etica: distinguere comportamenti buoni e cattivi.
Tale concetto è praticamente un sinonimo di ETICA NORMATIVA. Ma un'etica che non sia normativa è riducibile ad etologia, cioè allo studio descrittivo/esplicativo di comportamenti tenuti in linea di fatto e oggetto di osservazione.
Oppure è affabulazione; retorica; arte di persuadere a preferire, di suscitare passioni ed emozioni. In definitiva: arte, ovvero tecnica, di alterare lo stato sinaptico e di attivazione dei gruppi di neuroni deputati a orientare la scelta in un soggetto (o lo stato di meccanismi funzionalmente omologhi in organismi biologici o in altri dispositivi e macchine), cosa a cui tutte le precedenti azioni possono essere ridotte.
Alcune Conseguenze
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